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Fausto Maculan: l’ambasciatore del Torcolato

DSCF0130E’ considerato l’ambasciatore del Torcolato di Breganze, che grazie a lui è diventato uno dei più importanti vini da dessert al mondo. Infaticabile, esuberante, con una voglia continua di scoprire e di mettersi in gioco, Fausto Maculan è sempre stato fedele al motto di “una piccola azienda per grandi prodotti”. Piccola sì, ma che grazie al suo entusiasmo ed alla sua inventiva ha saputo scavalcare gli stretti confini di questo incantevole paese di collina incastonato nelle Prealpi venete, terreno ideale per varietà come cabernet sauvignon, merlot, pinot bianco, grigio e nero, chardonnay, tocai e soprattutto la vespaiola, l’uva da cui si ricava quel passito sublime che è il Torcolato. “Sono vignaiolo da tre generazioni – racconta –, già mio nonno aveva iniziato a produrre vino, poi è subentrato mio padre nel dopoguerra, producendone di sfuso soprattutto per bar e osterie, e adesso conduco l’azienda assieme alle mie due figlie, Angela e Maria Vittoria. “Il mio primo ricordo legato al vino? Risale a quando avevo appena 5 o 6 anni: ruppi una damigiana di vino finendoci addosso con una macchinina a pedali”. Un segno premonitore? Forse. Sicuramente un preavviso che l’attrazione fra Maculan e il vino è segnata profondamente nel suo dna.

Il passo successivo pare ovvio: frequenta la Scuola Enologica di Conegliano e da lì, a metà degli anni Sessanta, inizia a sperimentare sul vino di famiglia, realizzando le prime bottiglie da 750. “Erano tempi duri ma io ho sempre cercato di ottenere la qualità reale dei vini ma soprattutto di scoprire come ottenerla. Ho pensato prima di tutto a rimodernare le attrezzature di cantina, un nuovo frigo, la pressa orizzontale, l’impiego dell’azoto. Negli anni Settanta ed Ottanta sono arrivati i primi successi. E ho cominciato a fare esperienza all’estero, soprattutto in Francia per imparare la selezione dei grappoli. Nel ’78 ho portato la prima barrique, quando ancora nessuno sapeva cosa fosse. Nell’85 ho realizzato i primi vigenti da 10 mila viti ad ettaro. Negli anni Ottanta ho avuto la folgorazione della California, che sentivo molto più vicina a noi della Francia, E’ lì che ho imparato che la qualità bisogna anche sapersela inventare. Da lì sono iniziati i successi di critica e pubblico, grazie anche ad enogastronomi come Franco Tommaso Marchi, Vincenzo Buonassisi e Luigi Veronelli”.

LA NASCITA DEL GRANDE TORCOLATO
Oggi l’azienda dispone di 42 ettari di vigneti con cui si producono 700 mila bottiglie l’anno, per un export che tocca circa 50 paesi. Principe dell’azienda è sicuramente il Torcolato, un vino storico della zona di Breganze, che nel ’95 ha ottenuto il riconoscimento a Doc. “Ma in verità agli inizi qui non lo beveva nessuno – racconta Maculan –, piuttosto lo si regalava, anche perché la produzione era molto bassa, appena qualche centinaio di bottiglie. Io ho cercato di introdurre le mie conoscenze di enologia e quelle acquisite dopo un viaggio a Sauternes per vedere come facevano il vino lì e per studiare l’appassimento delle uve, aggiungendo un uso corretto degli antiossidanti. Poi, per allargare la produzione e la sperimentazione, ho perfino impiantato 5.000 viti di Semeillon (quello usato per il Sauternes), cercando sempre la grande qualità”. Ma per lanciare il Torcolato ci volevo anche un pizzico di fortuna. “La folgorazione è arrivata col Picolit, elogiato del grande Veronelli, che ha iniziato a far conoscere al grande pubblico vini da dessert”. Ma se il Picolit poi è rimasto un vino di nicchia, per colpa anche di una congenita scarsità produttiva, il Torcolato invece è cresciuto esponenzialmente, tanto da diventare uno dei migliori vini da dessert, da bere in accompagnamento ai dolci ma anche con i formaggi. “Grazie soprattutto all’aumento di qualità nella ristorazione– spiega Maculan –, che ha cominciato a proporlo sempre più spesso. Credo che la chiave del suo successo sta soprattutto nel grande equilibrio fra acidità e zuccheri, che lo rendono un vino armonico, avvolgente, persistente, mai stucchevole e di alta bevibilità. Inoltre è un vino che si mantiene bene anche nel tempo. Tutte le annate dal 1987 ad oggi sono bevibilissime se non ottime”. Ma al grande sperimentatore questo non bastava. Se il Torcolato piace così tanto, perché non riproporle in altre vesti? “Grazie al successo del Torcolato siamo riusciti a realizzare una serie di sottoprodotti, dalle grappe con le vinacce, al panettone e alla Colomba, sino al formaggio. Sempre con grande rispetto per l’uva e con l’obiettivo di ottenere una qualità almeno pari a quella del vino”. Dopo la sfida (vinta) sui vini da dessert, per Maculan ora è però tempo di altre imprese. “La sfida adesso è con i rossi. Sulle classifiche dei vini più buoni del mondo su 100 ben 90 sono rossi. E’ una sfida che accettiamo volentieri, anche perché possiamo lavorare su terreni vocati e con tutti i filari di viti disposti lungo l’asse nord-sud. Ci piace lavorare guardando anche al passato, utilizzando sistemi pneumatici e di gomma per rispettare le bucce, producendo quindi vino solo ad alta qualità. Così sono nati il Fratta, blend di cabernet sauvignon e merlot, e il Crosara, 100% merlot”.

MACULAN, IL COMUNICATORE

34Un grande vignaiolo, dunque, ma soprattutto un grande comunicatore, e lo dimostra lo stretto rapporto di Maculan anche con il mondo dei sommelier. “Il mio legame con l’Ais dura ormai da moltissimi anni – racconta –, i miei primi viaggi a Bordeaux li ho fatti accompagnato dall’attuale presidente veneto Eddy Furlan. Ho anche tenuto delle lezioni e ho partecipato a numerosi congressi. Molte degustazioni, inoltre, si svolgono qui da noi in azienda e l’ultimo progetto è quello di Alba Vitae, l’iniziativa di solidarietà per la quale abbiamo messo a disposizione il nostro Fratta in formato Magnum. Credo che la sommellerie abbia sicuramente dato un grande contributo al miglioramento della conoscenza del vino in Italia. E questo successo si è ampliato anche all’estero, dove i vini italiani, spinti anche da una ristorazione di qualità, vanno molto bene. La strada dev’essere quella di produrre vino buono a prezzi concorrenziali difendendone il marchio”. E proprio l’estero è la grande sfida, per Maculan, sempre aperta. “Anche se siamo solo Breganze e non certo i grandi nomi come Prosecco o Amarone, stiamo ottenendo un buon successo. Nei vini dolci, dove in genere c’è poca quantità e poca qualità, i nostri principali concorrenti sono alcuni Vin Santi toscani, dei Sauternes e qualche vino di Pantelleria. Ma una cosa è certa: una volta che raggiungiamo una certa posizione nel mercato, sappiamo mantenerla bene”.

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Paolo Colombo

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